martedì 28 aprile 2009

TITANIA'S RASPBERRY

A chi si considera troppo importante, e/o impegnato per salutare.
A chi evitava il collega malato perché ormai decisamente non più trendy, e si è recato poi al suo funerale per fare la faccia di circostanza.
A chi arriva in ritardo ad un convegno, non si scusa né si nasconde ma, anzi, sorride con indulgenza della propria arroganza.
A chi...io parlo solo di cose serie.
A chi mette al mondo i figli e poi passa la vita ad umiliarli e deluderli.
A... continuate voi, temo che andrà aggiornato spesso. Per ora a tutti questi:

TITANIA'S RASPBERRY. (qui un giorno ci sarà una foto lol)

E poi più elegantemente, visto che siamo tra gentle-bloggers, questo detto che amo molto:

Do not think,because I am frivolous,
That I am foolish;
And because thou art serious,
That thou art wise.

Non pensare, perché sono frivola,
Che io sia sciocca;
né perché tu sei serio,
di essere saggio.


Tradotto al femminile, ma in realtà è un detto unisex.

Ciao gentle-bloggers.

sabato 25 aprile 2009

HOUDINI: SOGNO E REALTA', AMORE E MORTE

Mi è piaciuto il film con Catherine Zeta-Jones e Guy Pearce, entrambi secondo me bellissimi; lei nelle foto sembra algida, sullo schermo è diversa, commovente. Quanto a lui, l'ho trovato molto adatto al ruolo allucinato che interpretava; un personaggio seducente anche perché pronto a farsi, a sua volta, stregare.
Mi dicono che il film non racconta davvero la vita di Houdini; mette invece l'accento sull'importanza del sogno...sul confine, tanto sottile per alcuni di noi, tra sogno e realtà. Tra illusione, inganno e verità. Tra amore e morte, in questo caso (per fortuna non così sottile nella vita reale, lol). Mostra Houdini come sognatore, apparentemente scettico nel voler smascherare l'hocus pocus ed i finti medium, proprio perché spera in cuor suo di scoprire che da qualche parte ce n'è uno vero.
Commoventi le parole che la protagonista rivolge alla figlia, alla fine del film, quando sono rimaste sole (sia perché Houdini se ne sarebbe andato comunque, sia perché ormai è proprio "un po' morto" come si dice): - Noi siamo state, per un po' di tempo, la sua realta' -.
Essere la realtà di qualcuno: forse è ancora più bello che esserne il sogno. Voi cosa ne pensate?

giovedì 23 aprile 2009

GIORNATA DEL LIBRO

La lettura: per me, una passione che rasenta il vizio. Ma anche un prezioso rifugio che vorrei lasciare in eredità a mio figlio, ai miei alunni...il libro non necessita di carica-batterie, di giochini dal costo proibitivo, al limite neppure di elettricità se hai delle candele. Il libro ti porta via, quando la vita è brutta, oppure ti fa riflettere, ti fa crescere. Il libro non è per sfigati: leggere è in sé un'esperienza, non meno bella, non meno completa di una nuotata nel Mar Ligure, di una partita a pallone, di...non che possa sostituire tutte queste cose. Ma anche la nostra mente ha bisogno di nutrimento. E poi, il libro è anche un'esperienza sensuale: ha un odore, la carta ha uno spessore, una certa grana...avete mai notato come i romanzi di Montalbano siano più godibili nell'edizione Sellerio?
Oggi è la giornata del libro: oggetto magico, insostituibile. Alla scuola di mio figlio hanno organizzato, per festeggiare, il book-crossing : quella splendida iniziativa per cui si lasciano uno o più libri e se ne prendono altri, non ancora letti, in cambio. Questo, trattandosi di una scuola, era organizzato; altre volte può essere affidato al caso (al destino?), lasciando il libro su una panchina, sulla spiaggia... prendendo il libro che altri hanno amato e lasciato per "noi", ossia perché altri lo leggano, lo comprendano, lo amino. Ci sono libri, come L'eleganza del riccio, che sono diventati famosi così.
Ricordo un mio professore, all'Università, che diceva che i libri ci aspettano...quando ci decidiamo a leggerli, magari dopo averli tenuti in casa per tanto tempo, è perché hanno un messaggio da darci. Il prof visionario (e un po' folle, come quasi tutti i prof...) diceva altresì che i libri, la notte, sussurrano senza tregua.."
Leggimi, no leggi me, cosa aspetti a rileggermi?" ed è per questo che dormire in una stanza con tanti libri non concilia il sonno. Trattavasi ovviamente di metafora; ma quest'immagine mi è sempre piaciuta molto. Io dormo circondata dai miei libri, ma da quelli così amati, e così letti, ma così tanto letti, che ormai sono diventati dei vecchi parenti..e non mi tormentano più.
Quali sono? provate ad indovinare.

sabato 18 aprile 2009

GIACOMO LEOPARDI E L'ELOGIO DEGLI UCCELLI

...(Gli uccelli) per ogni diletto e ogni contentezza che hanno, cantano; e quanto è maggiore il diletto o la contentezza, tanto più lena e più studio pongono nel cantare. (... ) Imperocché si vede palesemente che al dì sereno e placido, cantano più che all'oscuro e inquieto: e nella tempesta si tacciono, come anche fanno in ciascuno altro timore che provano; e passata quella, tornano fuori cantando e giocolando gli uni cogli altri.
(...) Onde si potrebbe dire in qualche modo, che gli uccelli partecipano del privilegio che ha l'uomo di ridere: il quale non hanno gli altri animali. (...)
In fine, siccome Anacreonte desiderava potersi trasformare in ispecchio per esser mirato continuamente da quella che egli amava, o in gonnellino per coprirla, o in unguento per ungerla, o in acqua per lavarla, o in fascia, che ella se lo stringesse al seno, o in perla da portare al collo, o in calzare, che almeno ella lo premesse col piede; similmente io vorrei, per un poco di tempo, essere convertito in uccello, per provare quella contentezza e letizia della loro vita.

Ho sempre amato Leopardi; quello vero, tenero ironico e perfino sensuale oltre che, come banalmente si tramanda, "pessimista". Amo, poi, moltissimo la "prosa lirica", cioè quella forma di prosa che, per ritmo, musicalità e contenuti, diventa un altro modo di fare poesia. I poeti sanno esprimere ciò che proviamo, anche quando non sapevamo di provarlo; i poeti ci scuotono e ci trasportano, nel nostro mondo e poi nel loro (a volte il nostro è anche il loro). Li invidiamo, a volte li temiamo; non potremmo fare a meno di loro.

domenica 12 aprile 2009

RITORNO AL SETTECENTO?

Ci sono di nuov i pirati in mare. Anche le autorità sono state colte di sorpresa, non è che sappiano bene come reagire.

Poi ieri sera, per errore (giuro!!) mi è capitato di vedere la trasmissione Ti lascio una canzone... Un undicenne dalla voce dolcissima cantava Un anno d'amore, canzone resa famosa da Mina e, a suo modo, sensualissima. Mi sono chiesta: ma tornano di moda le voci bianche, come appunto nella Roma settecentesca? Certo oggi, si spera, non ci sono le relative mutilazioni; ma mi chiedo ugualmente cosa passi per la testa, quale vanità, quale narcisismo, o forse quale VUOTO ci sia nella testa di quel genitore che porta il figlio/a ad esibirsi così in T.V.

C'è il terremoto a L'Aquila e le case crollano, anche l'ospedale nuovo... Io di solito non commento i fatti di attualità, perché non mi considero abbastanza informata. Ma l'insieme di questi fatti mi fa riflettere su una cosa: non è che stiamo tornando al Settecento? Da studentessa era il mio secolo preferito, per via di Fragonard, degli abiti strizzati in vita e dei fascinosi libertini...ma i pirati, i ragazzini sfruttati come voci bianche, l'insicurezza dilagante...un conto è la fantasia, altro avere il sospetto che la nostra società stia retrocedendo a mo' di Benjamin Button.

Poi, però, leggo che grazie anche ad Internet alcuni interventi a L'Aquila sono stati tempestivi ed opportuni... penso che forse i colpevoli della strage, ora che attraverso i media se ne parla, faranno più fatica a farla franca...e mi faccio un appunto mentale: ringraziare di appartenere a questo secolo. Anche perché se fossi nata allora, e donna, credo che mi toccherebbe la sorte di istitutrice...nella migliore delle ipotesi.

venerdì 10 aprile 2009

SUSPENSION OF DISBELIEF

Era Coleridge, il poeta inglese romantico, che parlava di "sospensione dell'incredulità".

Si tratta di quella tacita intesa tra artista (scrittore, regista, attore...) e fruitore dell'opera (lettore...spettatore...), per cui quando mi siedo a teatro o al cinema, o quando mi stravacco in poltrona con il mio libro...- ma quando?! va beh all'epoca si poteva - non mi aspetto di assistere o leggere di cose "realistiche".

Leggendo Robinson Crusoe, ad esempio, non mi chiedo come faccia a mettersi il pane in tasca se prima si era spogliato completamente; leggendo Dickens o guardandolo a teatro non mi faccio troppe domande sulle origini nobili del trovatello di turno, e su come faccia a riunirsi alla vera famiglia, dopo anni di furto e accattonaggio, nell'Ottocento quando i computer non c'erano...

Suspension of disbelief. Questo concetto mi piace. Non si tratta di essere creduloni ed accettare una menzogna; ma di lasciarsi andare al piacere dell'arte. Non per uscire dalla realtà...solo per una tregua. Una piccola, preziosa, placida tregua.

Un po' come questo blog per me...e spero anche per voi, che mi leggete stanchi. (Siete stanchi? ma soprattutto: mi leggete?).

giovedì 9 aprile 2009

JULIETTE ET LES CLOCHARDS

Ho appena visto Les Amants du Pont-Neuf di Leos Carax, con una Juliette Binoche nevrotica ma anche dolce, bravissima nel passare dal ruolo della (momentaneamente) "stracciona" come spiega una curiosa traduzione, a quello della donna borghese innamorata del clochard. Il lieto fine mi ha fatto così piacere...non ci stava proprio però. Il regista spiega, infatti, che a tutto aveva pensato fuorché a quello (i due amanti lasciano Parigi per Le Havre. A proposito, e il gatto? poverino, da solo col noiosissimo compagno borghese, suppongo). Un finale prevedeva che, dopo la "caduta" nell'acqua della Senna, lei non risalisse più. Lui sarebbe rimasto solo, cresciuto ma solo - un po' se lo sarebbe anche meritato, le fa buttare i soldi in acqua, brucia uno per non far scoprire i cartelloni che la cercano, non è affatto contento che ritrovi la vista e non abbia più bisogno di lui...In un altro possibile finale, più amaro, entrambi si salvavano ma lei ritornava dal suo convivente, e lui lo accettava. Lieto fine invece, spiega il regista, per accontentare Juliette...che nella realtà deve essere viziatissima!!
Ma, scherzi a parte, ciò che mi ha più colpita in questo film sono gli squarci di vita dei clochard...i clochard parigini, uomini e donne, mi hanno sempre affascinata, credo che alcuni scelgano davvero la libertà senza costrizioni, infatti si offendono se si offre loro del denaro...e d'altra parte, come è facile scivolare in quello stato, per indigenza o per disperazione. Qualcuno diceva che nessuno inizia consapevolmente...si pensa sempre di dormire fuori due o tre notti, finché le cose non si sitemano, finché non passa il momento... può capitare a chiunque di noi (beh, quasi). Per dirla all'inglese:
there, but for the grace of God, go I.

Buonanotte a tutti voi che mi seguite...nomadi o stanziali, clochards ed impiegati: grazie di aver letto. Ciao.

mercoledì 8 aprile 2009

E PER COMINCIARE...ORWELL*

*who else?

Ciao a tutti, seguo molti blog ed ho pensato di crearne uno mio. Proviamo. Ehm...non sono certo un'informatica, debbo dirvelo, ma ho molta voglia di condividere mie riflessioni e pensieri con gli altri.

Per iniziare vorrei esprimere la mia solidarietà a chi si trovava in Abruzzo al momento del terremoto. Una mia cara amica ci va sempre per le vacanze; non sono riuscita a contattarla, sono preoccupatissima. Trovo scandaloso che non si sia fatto di più per prevenire un evento prevedibile; come se fossimo ancora nel Medioevo.

A tale proposito, vorrei lasciarvi con una citazione da un brano di un libro che amo molto, Nineteen Eighty-Four di George Orwell, indimenticabile (il film, per me, non è lontanamente paragonabile al romanzo):

"I understand HOW: I do not understand WHY.

He wondered,as he had many times wondered before, whether he himself was a lunatic. Perhaps a lunatic was simply a minority of one. At one time it had been a sign of madness to believe that the earth goes round the sun: today to believe that the past is unalterable. He might be ALONE in holding that belief, and if alone, then a lunatic. But the thought of being a lunatic did not greatly trouble him: the horror was that he might also be wrong.

Provo a tradurla sul momento:


"Capisco COME: non capisco PERCHE":

Si chiese, come si era chiesto spesso prima, se non fosse lui stesso un pazzo.Forse il pazzo era semplicemente una minoranza costituita da uno solo. Un tempo era segno di follia credere che la terra ruotasse attorno al sole: oggi, lo era pensare che il passato non si potesse modificare. Poteva anche essere IL SOLO con questa convinzione, e se solo, di conseguenza, pazzo. Ma il pensiero di essere folle non lo turbava più di tanto: l'orrore consisteva nel fatto che poteva anche sbagliarsi.

Lo trovo struggente ed ironico al tempo stesso. Voi cosa ne pensate? Se ci siete naturalmente.
Ciao.