sabato 18 dicembre 2010

REGALO DI TITANIA PER GENTLE READERS




Nella Chiesa Anglicana (Church of England) c'è l'usanza di festeggiare il Natale con quello che si è sempre chiamato Christmas Carol Service: un rito solenne e gioioso, con canti di Natale eseguiti sia dai fedeli, sia dal coro più esperto, cui spesso partecipano anche i non-credenti, per via dello "spirito del Natale" copiosamente evocato dalla musica e dalle voci (avete mai notato come signore cattivissime possano avere voci angeliche? e viceversa lol).

Ora quest'anno, dalla dicitura del programma, per non offendere nessuno vedo che è stata abolita la parola "Christmas", per cui Christmas Carol Service è stato sostituito con: Traditional Service of Nine lessons and Carols, cioè "rito tradizionale con nove letture (e mi raccomando che siano nove lol!) e canti di Natale". Questa fa il pari con l'"Happy Holiday" di cui ad un mio vecchio post. Parafrasando Totò: Ma fatemi il piacere!!

Da qui mi è venuta l' idea di un regalo di Natale per voi gentle Readers.
Vi offro lo spazio dei commenti di questo post per dire, a Natale, qualcosa di politicamente scorrettissimo - o come direbbe il Rockpoeta, politically (S)correct lol.
So che siete gentle e non offenderete nessuno.
Per il resto, siete liberi.
Esempio: fumare mi piace davvero molto. Oppure:
Inizio io: voglio festeggiare il Natale in pace, usando la parola "Christmas" tutte le volte che mi pare. In cambio, prometto che non andrò a bere whisky davanti ai miei amici musulmani, quando praticano il ramadan.
E ancora: è molto più divertente insegnare ad uno intelligente che cercare di cavare il sangue dalle rape.
Bella anche l'idea descritta da questo blogger americano: canti di Natale non-p.c. cioè non politicamente corretti, sui disturbi mentali (esempio: Jingle Bells, Jingle Bells, Jingle bells, Jingle Bells...per il disturbo compulsivo-ossessivo).
Ecco, lo spazio è vostro; spero che apprezzerete il mio regalo e lo userete.

Chiedo poi a babbo Natale, se possibile, un dono anche per le persone che hanno modificato il titolo del programma del Christmas Carol Service e per gli appassionati fautori del "politically correct" ad ogni costo: servirebbe, davvero e urgentemente, un po' di senso del ridicolo.

venerdì 17 dicembre 2010

THE ENGLAND I LOVE

Questo, Gentle Bloggers 'n Readers, è un post molto personale, anche se parla di cose note ai giornali.

In Inghilterra c'è una parte delle mie radici. Per me l'Inghilterra, quella " mitica" che ho conosciuto fin da piccola, è un paese libero, nel bene e nel male. E' il paese dove, se vai in albergo, non sei costretto a presentare i documenti. E' il paese dove è stato messo in vigore quattro secoli fal'habeas corpus , cioè il diritto a difendersi se portati in tribunale. E' il paese dove "l'eccentricità è normale" e protetta dall'under-statement (magari è pazzo furioso, ma noi diciamo: "He's a tiny bit eccentric"). E' il paese dove Mary Quant inventò la minigonna (ed io ricordo bene che il suo primo scopo non era quello di renderci oggetti, ma liberatorio, e che l'idea iniziale era di indossarla come una sfida e con ironia) - ok, ora sapete quanti anni ho lol - è questa l'Inghilterra che amo. E nel paese che ha rilasciato Julian Assange, colpevole (perfino secondo alcune femministe) solo di aver violato il tabù del segreto dei potenti - riconosco proprio quell'Inghilterra che amo.

Mi rattrista, invece, l'Inghilterra che scimmiotta l'americano politically correct; quella dove chi non paga il canone t.v. può finire in carcere, indipendentemente dalla sua situazione socio-economica; quella dove, a volte, l'insulare senso dell'umorismo sembra essere stato soppiantato dalla burocrazia tipica della, pur rispettabile, Comunità Europea. Ma questa è un'altra storia, e non mi ci riconosco più. Tornerò a parlarvene a proposito del Natale.

Su Julian Assange, invece, vi lascio un link che ho trovato ironico e divertente, sui commenti degli inglesi all'accusa precisa degli svedesi (sempre rispettabili neh): l'aver praticato sex by surprise.

venerdì 10 dicembre 2010

LA SORPRESA DI TUCIDIDE SUL BUS

Anche oggi protesta degli studenti contro la "riforma" della scuola. Un gruppo di loro attende l'autobus; hanno i volti allegramente dipinti, si consultano: "Voi quale bus prendete? noi il 35; voi occupatevi del 40, dai". Il tono sommesso smentisce l'ipotesi, balenata per un solo istante, che si tratti di un "attacco" come quello dei "barbari" inglesi contro l'auto di Carlo e Camilla. Cosa vogliono allora? Alcuni salgono sul mio stesso autobus...


A turno, un po' timidi, cominciano a leggere:

I pregi della costituzione ateniese

37 Utilizziamo infatti un ordinamento politico che non imita le leggi dei popoli confinanti, dal momento che, anzi, siamo noi ad essere d'esempio per qualcuno, più che imitare gli altri. E di nome, per il fatto che non si governa nell'interesse di pochi ma di molti, è chiamato democrazia; per quanto riguarda le leggi per dirimere le controversie private, è presente per tutti lo stesso trattamento; per quanto poi riguarda la dignità, ciascuno viene preferito per le cariche pubbliche a seconda del campo in cui sia stimato, non tanto per appartenenza ad un ceto sociale, quanto per valore; e per quanto riguarda poi la povertà, se qualcuno può apportare un beneficio alla città, non viene impedito dall'oscurità della sua condizione. Inoltre viviamo liberamente come cittadini nell'occuparci degli affari pubblici e nei confronti del sospetto che sorge nei confronti l'uno dell'altro dalle attività quotidiane, non adirandoci con il nostro vicino, se fa qualcosa per proprio piacere, né infliggendo umiliazioni, non dannose ma penose a vedersi. Trattando le faccende private, dunque, senza offenderci, a maggior ragione, per timore, non commettiamo illegalità nelle faccende pubbliche, dato che prestiamo obbedienza a coloro che di volta in volta sono al potere ed alle leggi e soprattutto a quante sono in vigore per portare aiuto contro le ingiustizie e quante, benchè non siano scritte, comportano una vergogna riconosciuta da tutti.

La guerra del Peloponneso II, 40

Le buone qualità dei cittadini ateniesi

Testo originale Tuc. II, 40-42

40. Infatti noi amiamo ciò che è bello ed insieme frugale ed amiamo la saggezza senza mollezza, ci serviamo della ricchezza più per l'opportunità di azione che per lo sfoggio in un discorso, e non è vergognoso ammettere di essere povero, anzi è più vergognoso tentare di rifuggire con i fatti la povertà. Le stesse persone si possono occupare diligentemente degli affari domestici e politici contemporaneamente e per gli altri, che si sono dedicati ad ( altre ) occupazioni ( è possibile ) conoscere le attività dello Stato abbastanza bene. Noi soli, infatti, consideriamo chi non prende assolutamente parte a queste questioni ( politiche ) non quieto, ma inutile e noi stessi giudichiamo o discutiamo correttamente le questioni, dato che riteniamo che le parole non siano d'ostacolo alle azioni, anzi piuttosto non essere stati informati in anticipo da un discorso prima di andare ad occuparci di ciò che bisogna compiere con un'azione. (...) E noi soli portiamo aiuto senza timore a qualcuno non tanto tenendo conto del guadagno, quanto per la fiducia che deriva della libertà.

Volevano leggerci il discorso di Tucidide su Atene! questi ragazzi credono ancora al valore sovversivo delle parole! credono ancora alla cultura. (Il grassetto è mio, nelle parti del discorso che mi hanno colpita di più).

Fin qui, la parte bella.

Più tristi i commenti dei miei concittadini, sempre sull'autobus:

Saranno testimoni di Geova?

Bisognerebbe spegnere la luce! (questa, giuro, non l'ho capita).

Ah, questa gioventù!


Pochi hanno applaudito. Non so se i ragazzi fossero un po' delusi. Ma sono stati coraggiosi a leggere in autobus, davanti ad un "pubblico" genovese che è già freddino a teatro - figuriamoci sul bus.

A proposito...avete notato l'attualità delle parole di Tucidide? Vorrei ringraziare quei ragazzi del Liceo Classico.

La notizia che li riguarda si trova qui.


sabato 4 dicembre 2010

GLI INTRADUCIBILI (?) - SELF-CONSCIOUSNESS

Gentle Bloggers 'n Readers! Questo intraducibile è un po' difficile da spiegare. Intanto è quel che si definisce, in linguistica, un "falso amico", cioè un termine la cui traduzione solo apparentemente è evidente; infatti il suo primo significato NON è "auto-coscienza" o "coscienza di sé". E' un vocabolo che si riferisce, piuttosto, alla consapevolezza del proprio corpo o, comunque, di come si appare agli altri.

Self-conscious viene a volte tradotto con "impacciato"; invero, però, l'essere impacciati è solo la naturale conseguenza della "self-consciousness" che deriva, potremmo anche dire, dal "sentirsi osservati".

Ti senti self-conscious quando, ragazzino/a, sei "costretto" a ballare; gli altri ballano e si divertono, mentre tu "ti vedi" ballare, ed ogni gesto ti pesa perché pensi a come gli altri ti giudicheranno. Si sente self -conscious la neo-mamma che cambia il figlio sotto gli occhi severi e giudicanti della suocera; o la neo-mamma affidataria, che si occupa del piccolo sotto lo sguardo aguzzo dell'assistente sociale (esperienza vissuta da un'amica della sottoscritta lol). Naturalmente chi è smug è il naturale antagonista della persona "self-conscious", e con la sua sola presenza, ne accresce mostruosamente il disagio (sto esagerando con gli intraducibili? scusate, ma questa cosa è troppo vera lol).

Può sentirsi self-conscious perfino una mamma che allatta, come in questo bel post di Alberto Cane, se si sente osservata e "giudicata" dall'ambiente circostante (la mamma citata da Alberto è, invece, felicemente unselfconscious, cioè spontanea).
Anche i super-belli, uomini e donne, possono essere "self-conscious": avete presenti sorriso e portamento studiati, sguardo altero/condiscendente...


Spesso chi pensa molto - troppo - finisce per essere self-conscious. Si guarda vivere.

Il contrario di "self-consciousness" è disinvoltura, naturalezza, spontaneità.

Qualità che noialtri, self-conscious people, non finiremo mai di invidiare lol.

venerdì 26 novembre 2010

MI OFFRI UN CAFFE' O MI MANDI UNA MAIL?





Ho iniziato a lavorare, debbo dirlo, prima dell'avvento delle mail. Quando ero studentessa e, poi, giovane insegnante c'era un'espressione che si usava: Prendiamo un caffè insieme?.

Questa frase significava:

- non abbiamo tempo per diventare amici, ma mi sei simpatico/a; passiamo insieme un momento (quello breve, ma libero da impegni, del "caffè");
- parliamo più a fondo di questo argomento, fuori dall'ambiente formale di università/uffici/scuola.
Nella sua variante Posso offrirti un caffè? poteva assumere una sfumatura di corteggiamento, laddove la brevità del momento della tazzina poteva indicare sia timidezza ("Non oso invitarti a cena, perché non sono abbastanza sicuro di piacerti") sia un'odiosa tendenza all'avarizia (il caffè costa meno perfino della pizza).

Oggi questo rito del caffè estemporaneo (non per svegliarsi o per digerire dopo pranzo) mi sembra caduto in disuso. E' stato sostituito da una frase che io, personalmente, detesto: Ti mando una mail. Quando una persona mi dice così, magari in risposta ad una mia richiesta, ecco ciò che intendo:

Sei troppo noiosa, preferisco scriverti che parlarti, anche perché così non mi interrompi.

oppure:

Non te lo dirò mai. Aspetta, aspetta la mia mail; che tanto poi diamo la colpa a Fastweb (questa, lo confesso, l'ho usata anch'io).

O ancora:

Non ho tempo per parlarti, né tantomeno per concentrarmi su di te e sul tuo problema. A dire il vero da quando ho internet, io non riesco più a concentrarmi, se non sono davanti a un computer. Perciò dovrai aspettare che io sia "connesso/a" e cercherò di risponderti.

La mia risposta preferita resta sempre:

Quei documenti? te li stampo e te li porto, poi ci diamo un'occhiata insieme e, magari, ci prendiamo un bel caffè.

Lo so, non sempre è pratico fare così. Ma la tazzina di caffè, con il mondo civile e gentle che rappresenta, resta la mia opzione preferita.

RENATO COME PIERINO

Professoressa - piglio severo, occhiali molto molto grandi (perché odia gli occhialini lol), aria solo un filino sadica:
- Dunque, vediamo chi interrogo oggi...allora, Abaco no...Bacco nemmeno...Ehm, ehm, uno a caso...BRUNETTA!

Renato, che si era assopito un istante, sobbalza.

- Sì, Prof?

- Brunetta...interrogato di storia!

- Ma Prof, non sono preparato...Lei lo sa che la mattina mi alzo presto e, prima di venire a scuola, sistemo i banchetti al mercato...sono troppo stanco per studiare!

La Prof, tra con quella sua espressione tra indulgente ed esasperata:

- Ma Brunetta, insomma, te l'ho detto tante volte...lo studio potrebbe permetterti di riscattarti...di avere un futuro migliore...

Renato, indignato e ormai completamente sveglio:

- Io non ricatto nessuno, capito! (con tono più blando): - Comunque va bene Prof, studierò, proprio come dice lei.

(aggiunge parlando tra i denti): Così sistemerò tutti quelli come te, sempre col naso nei libri o a scribacchiare, fannulloni che non siete altro!

sabato 13 novembre 2010

BACK TO MY BLOG




Va bene gli impegni, va bene la stanchezza, ma a me manca il blog. E mi manca leggervi.

Perciò sono tornata.

martedì 14 settembre 2010

FINALMENTE L'UOMO CHE ASPETTAVO

Finalmente, dopo un temporale di alcune notti fa che ha messo k.o. tutto l’impianto, è giunto - a spezzare il malefico isolamento in cui versavo - il tecnico Fastweb (“stillweb” in questi giorni lol). Computer rianimati non già da un bacio, ma da una scheda nuova...

Ed eccomi a voi Gentle Bloggers ‘n Readers. Ancora triste per il campetto (del quale tornerò, peraltro a parlare), ma mi rendo conto che the blog must go on, e sono molto contenta di ritrovarvi.

Dunque, chiedendo scusa ai talentuosi, sensibili, "semplicemente" bravi blogger fotografi da me linkati e/o spesso visitati (Alberto Cane, Sabatino, Simona et tous les autres), vi lascio qualche foto delle mie vacanze.



La volpe è nascosta dietro il cespuglio, tipo cartoni animati lol. Poi però si avvicina volentieri:





La luce del tramonto (il tramonto vero e proprio avveniva a destra).


Sabbia pulita e calda e, alle spalle, la pineta. Un balsamo per il cittadino stanco.

A presto Gentle Bloggers 'n Readers, da stasera potrò riprendere anche a leggervi. God save technicians.

martedì 31 agosto 2010

CAMPETTO ADDIO - PARTE II

Oggi scadrebbe il grande concorso "più kitsch del kitsch del kitsch", ma rimando la premiazione di una settimana (non credo che la cosa vi turbi lol), per lasciare spazio agli addii all' amato campetto.

Questo reportage fotografico, comprensivo dell'immagine dei nuovi giochi (in apparenza uguali agli altri), è stato fatto dal giovanissimo Antonio M. - "Totti" per gli amici.

Mi piace che da un atto distruttivo (sia pure, certo, per poi costruire...) sia venuto fuori questo lavoro.

Cosa posso aggiungere, se non un breve messaggio:

"Tartufo, i ragazzi ti guardano!"











lunedì 30 agosto 2010

CAMPETTO ADDIO - TARTUFO HA VINTO





...E con la fine dell'estate, ecco l'eliminazione del campetto di calcio e la posa di giochi presentati come estremamente innovativi, inclusivi per tutti i bimbi..a vederli, uguali a quelli che già esistono a pochi metri di distanza: precisi 'ntifici, come direbbe il commissario Montalbano lol.

La posa in opera eseguita da operai gentili, che di fronte allo sguardo triste dei ragazzi, sedutisi spontaneamente ad osservare i lavori, li hanno fatti entrare un'ultima volta, permettendo loro anche di ritagliarsi un lembo di terreno sintetico ciascuno, da tenere per ricordo. Certo, più sensibili dei loro mandanti, ai quali non credo basti lo sguardo sgomento di un ragazzino per sentirsi in colpa, anche solo un po'.

Almeno ci fossero le ruspe e costruissero, che so, un mega-albergo...invece è proprio l'ipocrisia e, lasciatemelo dire, la vanità di chi caldeggia questo progetto a fare più male. E' come se dicessero: "Vedete, noi siamo buoni, costruiamo i giochi, anche per i diversamente abili! Come dici tu? il calcio? che volgarità! i nostri sono giochi per bambini...anche disabili, va bene, anche immigrati, ma ancora piccoli, controllabili..chi? gli adolescenti? che volgarità! "

Questo è solo in parte un post personale. Mio figlio ed i suoi amici erano "un po' stufi" del campetto, non ci giocavano sempre e, comunque, hanno modo di giocare a calcio altrove. Il loro dolore, oggi, è anche per i loro compagni meno fortunati e, soprattutto, per una parte della LORO storia che muore; lo sguardo avvilito ci dice che oggi il mondo degli adulti li ha delusi davvero.

P.S. La foto del ragazzo è tratta da questo sito.

P.P.S. Naturalmente il tartufo odierno non si ammanta di una religiosità falsamente ostentata ma, di solito, di un altrettanto finto pensiero "illuminato" e "di sinistra".

domenica 22 agosto 2010

BIGHELLONARE








Dal toscano "andarsene in giro oziosamente, senza uno scopo né una meta precisa." Nella sua connotazione più negativa: perdere tempo, oziare ("Smettila di bighellonare!"diceva una mia parente; ovviamente non rivolgendosi a me lol). Qui mi piace ricordarne il senso positivo, ben traducibile con il francese flaner" - con ^ sulla a, ma non riesco ad inserirlo, mannaggia la tastiera nuova. Ehm scusate. Dicevo che per qualche giorno non frequenterò la rete.

Mi mancherete, ma torno presto.

PS: "bighellonare", in italiano proprio, è caduto in disuso (anche se il dizionario lo riporta come parola italiana); attendo da voi, con curiosità, le espressioni dialettali più o meno equivalenti (ad esempio: i torinesi a volte bighellonano, o da loro non esiste il concetto lol??). Tra queste NON si annovera "fare lo struscio", che come si sa, ha uno scopo ben preciso lol.

P.P.S.: non serve precisare che è proprio bighellonando che si fanno le scoperte più belle, forse anche nella Rete.

mercoledì 11 agosto 2010

GENOVA E' BELLA. O NO? IL CAMPETTO DEL MOLO




Questo, fotografato da lontano anche per rispettare la privacy dei ragazzini, è il campetto adiacente alla zona del Molo, una delle parti più antiche di Genova; si trova in un angolo all'interno dell'area del Porto Antico, anni fa "bonificata" con un ambizioso (e riuscito) progetto di Renzo Piano.

Qui, dopo un periodo di discutibile gestione privata in cui era sempre chiuso o utilizzato per altri scopi (naturalmente a fini di lucro), ora i ragazzini del Centro Storico e della zona del Molo vengono a giocare, praticamente sempre; anche di notte, perché al momento il campetto è auto-gestito.

Sono ragazzi genovesi, nord-africani, rumeni. Hanno dagli otto ai quindici anni; appena un ragazzino riesce a "sfuggire" ai genitori, si fionda nel campetto. Qui, in teoria, non ci sono regole; noi adulti sorvegliamo ma con discrezione, senza entrare dentro (anche per evitare pallonate in faccia lol). In pratica, qui vigono le regole del calcio e c'è il massimo ordine; se arrivano dei piccolini i più grandi li fanno attendere seduti (tanto guardano e fanno il tifo) oppure, se sono "troppo" più piccoli,li lasciano giocare da soli, per poi tornare più tardi.

A volte ci sono ragazzi marocchini. Qualcuno dei nostri ha imparato esclamazioni in arabo che, probabilmente, non si dovrebbe chiedere di tradurre ad una signora; immagino siano le stesse che si usano in italiano. All'interno e nei dintorni del campetto, in questo periodo, nulla è accaduto di scorretto, di illegale, di diverso dal gioco del calcio più o meno movimentato.
Comunque, alcuni genitori stavano progettando di costituirsi in un'associazione, per gestirlo e regolamentarlo ufficialmente.

Il Campetto del Molo è una cosa bella di Genova ma...

...sta per essere demolito. Nonostante le petizioni per mantenerlo, verranno costruiti dei giochi per bambini, proprio lì; proprio al posto del campetto. Certo, si tratterà di giochi bellissimi, con facilitazioni anche per i bambini disabili; purtroppo, però, nonostante ci siano altri spazi a disposizione, il progetto prevede che sorgano specificatamente al posto del campo di calcio. Il Comune (forse, con calma) ne costruirà un altro; è già stata individuata la zona: non lontano, ma più in disparte, e soprattutto fuori dall'area Expo o porto Antico. Questa zona che si vuole un po' chic, ci dicono, sarà sempre più dedicata all'infanzia, piuttosto che all'adolescenza. Dispiace dirlo, ma questa decisione è appoggiata anche da alcuni abitanti del quartiere, contrari soprattutto al fatto che il campo venga utilizzato anche dai ragazzi "stranieri".

Certo, il bambino "scuro", meglio ancora se adottato, fa appunto tanto chic ed integrato. L'adolescente scuro invece, preda dei suoi impulsi ancor più del suo omologo nord-europeo (il che è tutto dire lol), con la voce incrinata, magari senza maglietta, con quelle esclamazioni che non capiamo...(ma cosa potrà dire uno che gioca a pallone e sbaglia un rigore? dirà mica "Oh cielo, starò più attento le volte prossime, perdincibacco!"...in qualsiasi lingua...) -, insomma, fanno paura.

Devono sparire, e il campetto con loro.

Scusate l'amarezza del mio sfogo.

Titania

martedì 10 agosto 2010

CATCH A FALLING STAR


L'immagine l'ho trovata qui.

....Che il tuo desiderio si avveri, my Gentle Reader.

venerdì 6 agosto 2010

UN INTRADUCIBILE E UN CONCORSO


L'intraducibile di oggi è noto a tutti: kitsch, dall'etimologia incerta - forse da una parola di dialetto tedesco che significava "ingannare l'acquirente" (di oggetti d'arte: perché in vetrina gli si mostrava l'originale, per poi appioppargli un falso) - secondo lo Zanichelli, "oggetto o azione di cattivo gusto, più o meno intenzionale".

A me, forse anche perché non sono cattolica, sembra molto kitsch l'idea dei "santini" in vendita. Lo dico senza alcun intento offensivo; infatti quel che il dizionario non dice è che nel kitsch spesso c'è un elemento di tenerezza, magari perché si tratta di un veccchio ricordo, o semplicemente...perché è kitsch.

Intanto io, i santini, me li sono comprati e non mi dispiace averli lì. Ecco il lato kitsch di Titania... e il vostro Gentle Readers 'n Bloggers?

CONCORSO ESTIVO: QUAL E' IL TUO OGGETTO O AZIONE PIU' KITSCH DEL KITSCH DEL KITSCH?

Suvvia,non siate timidi...

In palio un premio, naturalmente un po' kitsch.

Per altri approfondimenti e dovizia di esempi su questa parola (e sulle parole in generale) consiglio un bel sito, in lingua inglese, che ho scoperto da poco.

martedì 3 agosto 2010

GENOVA E' BELLA : BOCCHE DI LUPO





Si chiamano "bocche di lupo", per via della forma, questi sfiatatoi, unica apertura sull'esterno delle carceri di palazzo Ducale, a Genova.

Le celle si trovavano direttamente sotto gli appartamenti del Doge, per sua volontà; come per meglio controllare i prigionieri (spesso politici) in suo potere. Le "bocche di lupo", essendo l'apertura rivolta verso il basso, non permettevano un corretto ricambio dell'aria.

Ma la foto, secondo me, rivela qualcosa di più inquietante. Guardate quella lucina in fondo. Qual è l'aspetto più sinistro del non essere liberi? è quando intravedi il barlume della libertà, ma di quella degli altri; e sai che non puoi raggiungerla.

lunedì 2 agosto 2010

CARAVAGGIO ALLA GENOVESE

La rubrica che vorrei inaugurare si chiama Genova è bella - Genova è brutta, sapete come dicono i bambini, "un po' bravo e un po' cattivo"...

Oggi, Genova è brutta.

Leggo con entusiasmo che a Palazzo del Principe, di per sé sempre bello da visitare, c'è una mostra di Caravaggio (fino al 26 settembre) con molti suoi dipinti e, soprattutto La Fuga in Egitto. In un torrido pomeriggio di luglio partiamo per visitarla, pur avendo letto sul sito, con un certo sgomento, che la mostra chiude alle 17 (perché?).

Arriviamo alle 16,33. La signorina, stufa e graziosa, è inesorabile: la biglietteria (tenuta da lei) è chiusa. Ci guarda con vago compatimento, si vede che pensa: io sono pagata, ma questi che invece di andare al mare, vengono apposta qui...
Pazienza. Non roviniamoci la serata. E' aperta la porta sul chiostro, che vale sempre la pena di essere rivisto; posso dare un'occhiata? Risposta della signorina: no.

Noi abitamo qui, torneremo (e vi riferirò se ne valeva la pena, ma sarà sicuramente così). Un turista di passaggio, però...Genova certe volte, più che brutta è proprio antipatica.

lunedì 12 luglio 2010

COMPITI DELLE VACANZE = "BAMBINI STIRATI"

Era da tempo che volevo toccare questo spinoso argomento; ma aspettavo un'idea, una frase giusta per affrontarlo in modo non banale.

L'idea è arrivata con l'irresistibile immagine di bambini stirati, di cui al blog Liberi dalla Forma: la scuola, purtroppo, spesso "stira" i bambini e i ragazzi, come spiegato brillantemente in quel post; i compiti delle vacanze (ma anche quelli a casa), aggiungo io, finiscono di compiere tale mesta operazione.

Ricordo un bravo pedagogista che la pensava allo stesso modo, soprattutto per quanto riguarda i ragazzini più giovani. Lui diceva che i compiti assegnati dalla maestra a sua figlia equivalevano alla frase"Ah, ora vorresti andare al mare e divertirti, vero? invece no, ah ah! eccoti queste cento pagine di divisioni..."ecc.
Certo, è anche una questione di quantità, e di livello di studi; diciamo che qui stiamo parlando di "scuola dell'obbligo" (un nome, un programma lol). comunque...

Maestri! Professori! Debbo darvi una notizia:

i compiti delle vacanze,di solito, li fanno i genitori (arrivando per questo, talvolta, a odiarvi).
Se questi sono ignoranti, li fanno amici e compagni più bravi o con genitori meno ignoranti: per denaro, per paura, per simpatia, per farvi un dispetto.
La percentuale (in continua diminuzione) di coloro che fanno volentieri i compiti delle vacanze, che li AMANO, che NE VORREBBERO DI PIU' - ebbene questa esigua, quasi solo teorica percentuale di alunni, li eseguirebbe lo stesso, se detti compiti fossero da voi scelti e poi proposti come FACOLTATIVI.

Facoltativi, certo. A volte le cose non-obbligate, le cose "gratis", le cose che si decide di fare all'ultimo, sono le più belle e le meglio riuscite..;mai provato? no? lo immaginavo.
Sono un'insegnante (come del resto mi pare siano docenti alcuni autori del blog net-futurista), "ma" mi trovo a condividere sempre di più quel verso dei Pink Floyd: Hey, Teacher! leave the kids alone...

Ad un bambino/ragazzo di oggi, più che la richiesta di fare dei compiti per le vacanze, rivolgerei una preghiera per le vacanze:

Dimentica i compiti e la scuola. Riposati. Annoiati.
Poi cerca di ritrovare la curiosità che avevi da piccolo; e ricordati che ora hai più strumenti per soddisfarla (nonostante i difetti della scuola tu ora sai leggere e scrivere, suppongo).
Quando vuoi sfuggire alla realtà, drògati di libri, o anche di film.
"Ragiona con la tua testa"...

Insomma, bambino: non farti stirare.

Gli intraducibili(?) : smug



L'espressione della foto è proprio quella; ma questa parola ha anche un significato più sottile.

"Smug", da una parola scandinava che significava "ordinato", è la persona compiaciuta di sé, che si sente superiore perché educa meglio i figli/lavora meglio/cura di più il suo blog...smug si nasce: avete presente l'odioso compagno che dice: "Ma come , studi adesso che manca mezz'ora all'interrogazione?! non hai fatto i compiti ieri prima di uscire a giocare?". Smug è chi si compiace di vederti sbagliare, e/o chi si sente in qualche modo più meritevole di te.

Il concetto di smugness è stato illustrato mirabilmente da South Park, cartoon tra parentesi adorato in questa casa anti-smug: quando tutti gli abitanti del villaggio si muniscono di auto a basso consumo, sulla cittadina si abbatte a cloud of smugness, ben tradotto con "una nube di auto-compiacimento"; in sottofondo si sente la voce originale di George Clooney che afferma di avere acquistato un'auto ecologica, e una voce femminile che dice "L'uomo più sexy del mondo..."; come a dire: sono sexy, e pure politicamente corretto..chi è meglio di me?

Chi sono le madri e i padri di tutti gli smug? Secondo me, coloro che sono passati dalla trasgressione al conformismo, e vogliono farla pagare a tutti..tipicamente alcuni (dico solo alcuni!!) ex fumatori, insoportabili nel loro moralismo ("è una questione di autocontrollo, smug-smug")... Allora per me il libro anti-smug per eccellenza potrebbe essere l'anti-manuale E' facile ricominciare a fumare se sai come farlo, di Giacomo Papi (edito da Einaudi Stile Libero). Certo che fumare è pericoloso, dice l'autore; certo che bisognerebbe smettere; ma anche tediare gli altri con quanto si è virtuosi può diventare un vizio.

Per il video smug alert da South Park il link è: http://www.southparkstudios.com/clips/155203/?searchterm=;
mi sembra, però, che in Italia non sia possibile visionarlo. Comunque, se cliccate smug alert su google-immagini, ne troverete alcune esemplificative, compresa una, molto riuscita, del povero Obama (che però secondo me non se lo merita. Suvvia, un attimo di smugness può capitare a tutti...noi blogger poi, ne siamo particolarmente soggetti lol).

Il contrario di smug è self-deprecating, di cui ad un altro post (forse).

venerdì 9 luglio 2010

OGGI IL SILENZIO E' STATO PER SCELTA

...ma domani potrebbe non esserlo più.
Certo, magari nessuno vorrà mettere a tacere Licia Titania e i suoi, innocui, intraducibili lol; ma abbiamo scioperato perché nessuno, che scriva nel rispetto e alla ricerca della verità, dovrà essere messo a tacere.

Come vedete, il silenzio è finito lol.













mercoledì 7 luglio 2010

I'M SORRY, SON



Dopo aver letto il libro, con il suo linguaggio quasi biblico, sono andata a vedere il film di John Hillcoat con il solito timore di veder banalizzare una storia molto amata. Invece il film mi è piaciuto: quel mondo, successivo ad un qualche (non meglio precisato) disastro ecologico è simile a come lo immaginavo io. Il ragazzino (Kodi Smit-McPhee) è bravo; solo il padre, interpretato da Viggo Mortensen, mi ha forse delusa, ma probabilmente ciò è dovuto al fatto che la bellissima figura del genitore, nel romanzo, è tale per cui ci si identifica spiritualmente con la sua sofferenza; a quel punto, nessuna interpretazione, nessun volto possono risultare soddisfacente, perché quel padre "siamo noi".

In questo senso The Road mi ricorda un altro film; La vita è bella di Benigni. Un film, quest'ultimo, che considero scritto un po' tongue in cheek, un po' come una furbata insomma; eppure non manca mai di commuovermi, per quel padre che cerca di mostrare al figlio il lato bello della vita, perfino in una realtà così cupa e disperata, perché vuole proteggerne i sogni e le speranze.
Ma qui c'è di più: c'è il voler portare avanti un discorso di moralità, di valori morali ("We are the good guys"; "we carry the fire" cioè "noi siamo i buoni, portiamo il fuoco"); il rimanere uomini nonostante tutto.
Per questo ha un senso, secondo me, quel finale un po' inverosimile, dove morto il padre, il ragazzino viene preso in carico da persone buone come lui, che hanno figli e un cane e vogliono andare avanti. La storia si sarebbe potuta concludere, come in un romanzo di formazione, con il ragazzo che dopo la morte del padre diventa un giovane uomo e continua a vivere, come questi gli ha insegnato; ma era importante mostrare che c'erano anche altri umani insieme a lui, per dare un senso a quel continuare a vivere civilmente, ad essere "gentle" anche nelle peggiori condizioni.

Comunque la scena più bella e più vera, quela che per me dice tutto sul rapporto figlio-genitore, è quando, dopo aver tanto camminato per arrivare al sud, giungono finalmente davanti al mare, che però è grigio e desolato; e il padre dice al figlio I'm sorry it's not blue: "Mi dispiace che non è blu".

mercoledì 2 giugno 2010

GLI INTRADUCIBILI - INTERMEZZO TOSCANO (sottotitolo: A Volte Basta Poco)

Va letto con un marcato accento toscano, precisamente de3lla provincia di Siena:


- Bimba, lo vuoi fa' l'amor con méne?

- Nòne!

- E perchéne?

- Perché te ci vieni pe' ridécci!

_ Nòne, ci vengo e t'amo!

_ E allora fàmo!


In fondo non era complicato lol.

FOREVER BLOGGER (SOTTOTITOLO: LA LICIA NEL MONDO DELLE FACCE)




Ho fatto un'incursione su Facebook.

Non voglio emettere sentenze, per ora lol; ancora non capisco bene come funzioni. Ammetto, però, che mi sono balzate all'occhio alcune cose: tipo la possibilità di rifiutare la richiesta di amicizia o, forse peggio, di ignorarla.. che poi questa famosa "amicizia", che cosa implica? la fotina o l'avatar del'altro tra i tuoi (presunti) "amici", e il fatto che si possa reciprocamente leggere quanto scrivi in bacheca...ammesso che valga la pena di farlo lol.

Ho capito che Facebook permette, in effetti, di mettersi in contatto con persone del passato che, così, ti ritrovano facilmente. Anzi, è nato per quello. Ma che succede se poi queste ti scrivono messaggi pubblici ricordando, sempre pubblicamente, gli episodi più imbarazzanti della tua vita ? e che dire di quel/quella tipo/a che sembrava brillante al bar, ma su Facebook (dopo averne imprudentemente accettato la famosa "richiesta di amicizia") ti inonda di barzellette idiote e futili commenti? forse chi ha rifiutato la mia amicizia mi considera un'idiota (già fin dal bar) e lo ha fatto per evitare le mie battute, che considera futili...oh dear...scusate ma sotto stress ricorro all'inglese lol.

E ancora: quando si scrive un messaggio non si potrebbero togliere quegli odiosi dentini/sorrisini/faccine che, dopo la terza media, fanno solo pena?

Capisco che "il grande Libro delle Facce" (e non faccia-libro, ragazzi!) serva per proclamare e/o pubblicizzare eventi (in questo senso mi pare che molti blogger, anche socialmente impegnati, ne facciano un uso corretto e intelligente; cito per tutti Daniele il rockpoeta e Alberto Cane); e ai ragazzini per comunicare velocemente e gratis, e a tutti, appunto, per ritrovarsi e sentirsi vicini se si vuole. Ma io faccio già fatica a gestire la mia famiglia e il mio entourage...non apro, a volte, neppure le mail di lavoro...

Non so. Farò altri esperimenti. Intanto ben ritrovato, caro vecchio e discreto blog. E soprattutto ciao a voi, Gentle Readers 'n Bloggers; di sempre, ed anche di domani.



Non disprezziamola troppo.

Nemmeno per finta; nemmeno per delusione.

Come vedete Gentle Readers, oggi la mia consueta ironia viene meno. Sarà che la libertà è una delle pochissime cose su cui non si scherza.

E in Italia una monarchia costituzionale, dove di fatto i monarchi abbiano più doveri che diritti, non funzionerebbe proprio.

Tutto questo per dire solo...

VIVA IL 2 GIUGNO; VIVA LA REPUBBLICA.

venerdì 14 maggio 2010

Madre e figlia

La madre indossa il velo; la figlia è vestita all'occidentale. La madre accompagna la figlia nei pressi della scuola, poi la lascia andare, pronunciando alcune parole in arabo; alle mie orecchie, solo suoni gutturali. Ma un lieve irrigidirsi della schiena-con-zaino (Eastpack, ultima moda), quella camminata che di spalle hanno gli adolescenti quando vogliono comunicarti "Non sento le tue esortazioni; se le sentissi, non capirei; e se pur capissi, non avrei intenzione di ascoltarti" - tutto questo, comunicato con impercettibili movimenti del corpo, mi fa capire che la figlia ha sentito-capito benissimo. Cosa le avrà detto la mamma? "Mi raccomando, ascolta i professori; non te la prendere se quel compagno ti prende in giro; stai composta; quando esci torna subito a casa..." sono le raccomandazioni di (quasi) tutte le madri. Lei, in più, ha la speranza che sua figlia abbia un futuro migliore; che cresca più libera di lei.

O.t:: provo di nuovo a tornare, e per festeggiare questo ritorno (spero non temporaneo), aggiungo al blog gli imperdibili video del Rockpoeta, realizzati a Genova da Giudaballerino.

venerdì 9 aprile 2010

UNBIRTHDAY




L'8 aprile era il compleanno di questo mio, amatissimo, blog. Festeggiamo allora oggi, come Alice e il cappellaio pazzo, il suo (del blog) "non-compleanno".

E visto che siamo tra "pazzi", sarà il festeggiato, cioè il blog ad offrire a voi che mi leggete e commentate dei regali da scegliere. Anche se questo è un periodo di notizie tristi, festeggiamo insieme, celebrando ovunque ci troviamo la giustizia sì, ma anche l'ironia, l'amicizia, la libertà di essere eccentrici. La gioia di vivere, che le riunisce tutte. Ecco un po' di icone, prelevate quel che preferite Gentle Bloggers...Happy Unbirthday.











mercoledì 7 aprile 2010

VERGOGNA

In questi giorni purtroppo non ho tempo, in effetti, per curare il blog. Ma c'è una cosa su cui non riesco a "tacere": è troppa l'indignazione. A Pasqua ho letto del Cardinal Angelo Sodano che, riprendendo le parole delllo stesso Pontefice, e facendo riferimento allo scandalo dela pedofilia nella Chiesa, ha usato la parola "chiacchiericcio".

Ora, io sono molto calma. Ma diamo valore alle parole, per favore; soprattutto se siamo, non avventori casuali di un bar, ma cardinali, rappresentanti della Chiesa. Chiacchiericcio!! allora, io sono molto calma. Lo ha detto Ratzinger: e va bene, lui è straniero, può darsi che non abbia colto la sfumatura di arroganza, di ODIOSA ARROGANZA insita in questa parola, usata in quel contesto; certo dovrebbero rivedergli i discorsi, ma può darsi che lui, essendo appunto il Papa, in certi casi si ostini e si rifiuti di modificare un vocabolo - in quel caso, mi metto nei panni del povero revisore, come insistere? passi, quindi.

Ma no. Il cardinal Sodano, illustre rappresentante della Chiesa, decano di nonsoché, riprende la frase infelice; la cita, facendola sua.

Certo, chiacchiericcio. Diciamolo ai genitori e ai cari di quei bambini abusati per anni. Diciamo alle anime di quelli ancora più soli di fronte a questa cosa, perché nessuno li amava, perché non avevano nome, perché non li cercava nessuno ed erano in balia di questa gente. Gente che portava la tonaca, un abito che doveva infondere rispetto e fiducia.

Il papa e il cardinale sapranno sicuramente che oggi, almeno in teoria, esistono i diritti dei bambini; devono sapere che un bambino non è proprietà di nessuno, "nemmeno" dei suoi genitori; che è la società tutta a DOVERLO proteggere. Nel dubbio, meglio una denuncia da verificare (certo da verificare con scrupolo, per non accusare persone innocenti) che un omertoso, prudente, servile silenzio.

Liquidare come "chiacchiericcio" una doverosa denuncia, uno scandalo senza precedenti come quello dei preti pedofili, è semplicemente vergognoso.

E proprio perché io, pur non essendo cattolica, alla Chiesa Cattolica sono sempre stata molto vicina, e so bene che ci sono dentro persone integerrime; proprio per questo, dinanzi a questa che si può solo definire omertà, accompagnata ad un soverchio disprezzo per gli altri, dico, con delusione ed amarezza: vergognatevi.

domenica 4 aprile 2010

April is the cruellest month



In questo periodo mi è difficile seguire il blog, e perfino venire a leggervi (da cui il titolo del post lol). Però ci tenevo, Gentle Readers 'n Bloggers, a farvi gli auguri in questa festa che ho sempre "sentito" molto.


Vi auguro che sia comunque, anche per chi non è religioso, un'occasione di rinascita.


Buona Pasqua dalla vostra


Titania.

sabato 20 marzo 2010

GLI INTRADUCIBILI (?) - EL DESCANSO.


Premetto che non sono un' "ispanista" come si dice, ma ho passato un po' di tempo in Argentina e questo termine mi ha sempre affascinata. Certo si può tradurre con "riposo", ma...el descanso secondo me è diverso, perché implica un ruolo, paradossalmente, attivo nel volersi riposare, per uscire volontariamente dalla condizione di chi è cansado, cioè stanco. Il quadro di Gil José Benlliure, intitolato El descanso en la marcha, esprime bene tutto ciò: per il descanso c'è chi sceglie di abbandonarsi al sonno, ma anche chi decide di mangiare, giocare a carte o scherzare con gli amici-commilitoni...o coltivare un blog lol.
Se vogliamo proprio tradurlo, in inglese però, possiamo ricorrere all'abusatissimo e mal-pronunciatissimo relax (visto che "rilassamento", in italiano, fa pensare ad altro).
Per me, el descanso arriva un po' con il blog e la rete; con la compagnia di chi mi scelgo io; con la lettura di romanzoni-fiume; con l'ozio totale; con l'assenza di impegni e, soprattutto, di orari.
Insomma, non è che sia tanto frequente, questo descanso.
E per voi, gentle Readers 'n Bloggers?

domenica 14 marzo 2010

INGOVERNABILI

No, non è un post sugli italiani lol ma sui nostri ragazzi. E vi dico subito che non è un post "d'opinione", ma di dubbi.


Udii per la prima volta questa definizione di "ingovernabili" da un'insegnante napoletana, riferita ad una classe di ragazzi in un quartiere particolarmente difficile. La parola mi colpì per la sua precisione e, al contempo, perché un po' mi scandalizzava. Come, vogliamo governarli? non e-ducarli nel senso di tirar fuori da ognuno il meglio che ha in sé? oppure "governare", qui, va inteso nel senso di "mettere in ordine", e allora può essere positivo aiutare un ragazzo disorientato a rimettere ordine dentro di sé? o comunque se prima non li "governi" non puoi neanche sperare di educarli? quest'ultima, in effetti...

In inglese c'è: unruly, che però evoca un comportamento più attivamente scorretto da parte del soggetto in questione; oppure disruptive, che è ancora più forte. Ma sono solo i primi esempi che mi vengono in mente; questo non è uno dei miei post con pretese filologiche lol.

Cinzia Leone, in un suo sketch rivisto ieri in tv, diceva: sì, spiegategli che fumare fa male, ma lo avete avvertito che anche vivere fa male? (ironico e commovente sketch).

E poi, com'è diverso affrontare la questione da docente e da genitore; e com'è, passatemi l'espressione, confondente rivedere nel proprio figlio comportamenti aborriti, in passato, negli alunni (e magari si pensava...eh eh chissà come sono ottusi/rigidi/distratti i suoi genitori...mica come noi, ah aha...che nemesi, però).

Forse li abbiamo viziati per un comportamento che in inglese si chiama over-compensating, cioè cercando in modo scompsto di rimediare alle cose, vere o immaginarie, di cui li abbiamo privati.

O forse li abbiamo viziati per egoismo, perché viziare chi si ama è davvero un grande piacere.



Edoardo Sanguineti, poeta genovese, ha scritto dei versi bellissimi su questo:



piangi, piangi, che ti compero una lunga spada blu di plastica, un frigorifero

Bosch in miniatura, un salvadanaio di terracotta, un quaderno

con tredici righe, un'azione della Montecatini:

piangi, piangi, che ti compero

una piccola maschera antigas, un flacone di sciroppo ricostituente,

un robot, un catechismo con illustrazioni a colori, una carta geografica

con bandierine vittoriose:

piangi, piangi, che ti compero un grosso capidoglio

di gomma piuma, un albero di Natale, un pirata con una gamba

di legno, un coltello a serramanico, una bella scheggia di una bella

bomba a mano:

piangi, piangi, che ti compero tanti francobolli

dell'Algeria francese, tanti succhi di frutta, tante teste di legno,

tante teste di moro, tante teste di morto:

oh ridi ridi che ti compero

un fratellino: che così tu lo chiami per nome; che così tu lo chiami

Michele.



EDOARDO SANGUINETI (dalla raccolta "Segnalibro")



Il poeta con ironia, ma anche con dolcezza riproduce i nostri frenetici tentativi di accontentare quel figlio, così desiderato, così importante. E nella pointe finale ci fa capire di cosa aveva forse bisogno...di un fratellino. Di un suo simile. Di non essere più al centro dell'attenzione. Di essere amato, ma non più adorato.



Forse.

venerdì 5 marzo 2010

TRA UN PO' E' L'8 MARZO...CHE NOIA!








L' esclamazione originale era più colorita, ma questo è un blog per tutti lol. Sfuggì ad un uomo con cui stavo parlando, in un raro momento di spontaneità. Non intendo offendere nessuno, ma sono quasi certa che questo sia il VERO pensiero della maggior parte degli uomini verso questa data; ed anche di molte donne.



E in fondo perché una giornata per le donne? perché non per la foca monaca, o per le persone che hanno gli occhi di due colori diversi? Certo, all'inizio ebbe un senso istituire la giornata, in memoria delle operaie dell'industria Cotton, morte in modo orribile. Però, anche questo: se fossero stati uomini, sarebbero, passatemi l'espressione, "meno morti"? e le condizioni pericolose e tremende in cui lavoravano e per le quali decisero di scioperare, derivavano solo dal fatto di essere donne, o soprattutto dalla loro condizione sociale? Oggi mi pare che i morti sul lavoro siano in maggioranza maschi. Certo, forse Mr Johnson non avrebbe osato rinchiudere nelle fabbrica degli uomini, ma anche questo, secondo me, non è detto.



Quel rito così vuoto...non solo la mimosa che provoca allergia e compri carissima anche se da noi cresce a profusione, perfino sui muri delle case...la cena tra donne (ma spesso altre donne fanno da baby-sitter) magari seguita dall'abominevole spogliarello maschile, in un locale intendo (mentre il vero compagno, pagata e donata la mimosa, approfitta per stare un po' in pace...)gli auguri forzati.



Ma soprattutto, perché?? io non mi ci riconosco. Io voglio una festa per gli esseri umani pensanti e senzienti. Quando si farà?

domenica 28 febbraio 2010

IMMIGRATI - II PARTE





L'immagine è tratta dal blog di Alberto Cane.


In un precedente post vi raccontavo le mie impressioni guardando alcune foto dei primi immigrati italiani in America...


...ecco, poi ci sono gli immigrati di adesso, venuti qui da altri paesi e che alcuni Italiani immemori, come sottolineava giustamente Gianantonio Stella, trattano con arroganza e sufficienza. Nella mia scuola molti sono di origini sudamericane, altri ancora provengono dal Marocco. Per inciso, siamo uno di quegli istituti dove nessuno è clandestino, cioè come docenti abbiamo rifiutato di trasformarci in delatori di chi non ha il permesso di soggiorno.

Qui, però non voglio fare un post buonista né "sulla scuola". Solo proporvi le mie riflessioni su alcuni di questi ragazzi "stranieri".

Alcuni sono monelli, pigri e tendono a scansare il lavoro. Perché, i nostri figli alle medie no??. Tuttavia, ci sono due cose:

- questa l'ho notata io. Se trattati con rispetto e invitati a riflettere su questa cosa (non conosco pre-adolescenti nati dopo il 1980 che riflettano "da soli", spontaneamente), riescono a vedere l'importanza che ha avuto ed ha, per i loro genitori, la conoscenza di una lingua straniera, in quel caso l'italiano; vogliono imparare; sanno che è importante conoscere un'altra cultura.

- questa me l'hanno fatta notare loro, nel senso che me lo ha detto uno di loro. Va bene aiutarli; va bene un occhio di riguardo nella valutazione, perché se noi andassimo in Marocco ora, senza conoscere l'arabo, appariremmo ignoranti, ecc.; ma se c'è una cosa che davvero li offende, è essere ignorati. Per intenderci, l'insegnante che non li interroga neppure, perché tanto, "poverini". Mi è parso di capire che preferiscano un comportamento apertamente razzista, perché almeno quello, è più sincero (e per i ragazzi la sincerità, nel senso di essere "veri" quando ci si rapporta con loro, è importante).

Io non ci avevo mai pensato; quest'informazione, lo ammetto, ha cambiato il mio tipo di approccio nell'insegnamento: adesso pretendo di più, anche dall'alunno straniero che non sa una parola d'italiano (sapendo, ovviamente, che la scuola si è attivata nel frattempo per l'alfabetizzazione ed i necessari interventi di aiuto). Non me ne sono mai pentita.

Secondo me è' importante lavorare tutti perché la speranza, di cui al precedente post, e che sicuramente anima delle persone che portano i figli in un paese "nuovo", non sia solo un'illusione.


La giornata di domani, in cui alcuni immigrati fanno sciopero per portare alla nostra attenzione come sarebbe "una giornata senza di loro" (certo chi lavora in nero e pagato ad ore non potrà farlo), potrebbe rappresentare un passo in tal senso.

Ma al di là di questa giornata speciale, piuttosto che affermare in tono retorico una cosa che però è vera, cioè che questi ragazzi sono i cittadini del futuro, preferisco riflettere sul fatto che li chiamiamo "stranieri". Ora, io è da un po' che sono nella scuola media, e adesso che anche mio figlio ne vive l'avventura, vorrei dirvi che a quell'età, nel mondo, ci si sente tutti "stranieri". Uninvited, appunto. E non dipende da dove sei nato.

lunedì 22 febbraio 2010

There are more things...

There are more things in Heaven and Earth, Horace, than are known by thy philosophy.

"Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne conosca la tua filosofia". Queste sono le parole rivolte da Amleto al suo compagno di studi, Orazio, fautore della razionalità e del "non ci credo se non lo vedo".
Ma per estensione, sono le parole che vorremmo rivolgere a chi non vede al di là del proprio naso.

Cosa c'entra il cartello, fotografato in un albergo del Trentino? il cartello rappresenta, per me, un modo di esporre un obbligo con eleganza: la scritta a mano, la firma personale del proprietario dell'albergo, con tanto di svolazzo e preceduta da quel "grazie"; che sollievo rispetto alle scritte odiosamente firmati "La Direzione" che imperversano ormai ovunque.

Il divieto di fumare è indispensabile, soprattutto in un delizioso albergo in stile, con gli interni tutti in legno.
La cortesia, il tono gentile verso chi, magari, salendo in stanza pensava di fare un'eccezione...è in più.

Io, nel mio piccolo, preparerei un nuovo cartello con su la citazione: "Ci sono più cose in cielo e in terra...:" e lo appenderei:

- nella segreteria della mia scuola
- nello stabilimento balneare più costoso di Genova
- nell'ufficio postale di una certa zona della Genova "bene" (non in tutti)
- là, dove si annida l'ottuso, pronto ad imporre la "regola" anche se è insensata, anche se l'ha inventata lui.

Ad esempio, ancora...ditemi voi.

E ben ritrovati lol.

giovedì 11 febbraio 2010

Non scio ma leggo e penso

Appena tornata riparto...ma solo per una settimana.



















...et voilà pourquoi.





A presto Gentle Readers 'n Bloggers; ci leggiamo il 22 febbraio. Be good.

Sempre Vostra

Titania

Se stai leggendo queste righe, sei un tipo fedele

Gentle Readers 'n Bloggers! FAITHFUL Readers 'n Bloggers! grazie di non avere abbandonato questo blog. Alcuni eventi hanno assorbito tutte le me energie, ma ora sono qui, anche se per adesso di passaggio lol.

Non ho dimenticato nessuno di voi.

Ecco l'elenco dei post non fatti:

- 27 gennaio, giornata della Shoah; un libro e due flm
- l'emigrazione e l'intercultura, ancora!
- nuovi intraducibili
- rapporto genitori-insegnanti a scuola - ancora!
- "Mad Magazine" e una particolare vignetta
- Valentina di Crepax
- Rockpoeta su U-tube
- La "GAM" di Genova
..pagine farneticanti sui miei casi personali (quel che più detesto in un blog).

Alcune di queste cose diventeranno dei post, altre no, mai.

Ma era giusto per dirvi che penso sempre a voi.

domenica 17 gennaio 2010

HAITI

Di solito si sottolinea come la nostra epoca, in cui le immagini prevalgono sullo scritto, ci abbia in qualche modo immunizzati dall'immagine del dolore. A forza di vedere le foto delle atrocità della guerra ci si fa quasi l'abitudine...
Per Haiti non è stato così, almeno per me. Le foto di quei bambini, bellissimi (si può dire che alcuni popoli, in media, sono particolarmente belli?), con il viso devastato dalle ferite e dal terrore, mi hanno colpita come, forse, la mera notizia del terremoto non sarebbe riuscita a fare.

In un momento così tragico la reazione più giusta mi sembra quella di chi, come Alberto Cane, cerca di fare qualcosa di pratico. Alberto, nel suo post, propone una serie di iniziative concrete per aiutare quelle persone. Indirizzi utili in tal senso si trovano anche nel blog del Guardiano del Faro.

In questo momento, per chi non prega, agire concretamente con un aiuto anche economico mi sembra, anche, un modo di reagire al senso di amarezza che rischia di sopraffarci.

venerdì 15 gennaio 2010

UNA MOSTRA SUGLI IMMIGRATI (IMMIGRATI - I PARTE)




Mi scuso subito per la scarsa qualità tenica del'immagine, tratta dal catalogo della mostra Lamerica (sottotitolo 1892-1914: da Genova a Ellis Island, il viaggio per mare negli anni dell'emigrazione italiana), che si è appena tenuta, appunto, a Genova, al Museo del Mare.

Mostra suggestiva per molti aspetti; c'erano le vere cabine di terza classe, naturalmente ricostruite, ma con materiale autentico. La mostra aveva scopo didattico, quindi ripercorrendo nell'immaginario il viaggio di una vera immigrata (tale Anna Sciacchitano) ci si rendeva conto delle condizioni di disagio, inimmaginabili per un piccolo italiano di oggi, in cui viaggiavano questi Italiani di allora: ad esempio, a parte le condizioni igieniche (un unico lavandino per centinaia di persone, ecc.), i bambini di sette anni erano considerati "ragazzi"; venivano separati dalla madre e messi a dormire con gli uomini, anche se lì talvolta volavano coltellate.

Ma le foto sono ciò che mi ha colpita maggiormente; per questo ho voluto riproporvele, sia pure così maldestramente riprodotte lol.

Perché mi ha colpita lo sguardo precocemente maturo, quasi cinico, dei bambini; la faccia materna ma dura e concentrata delle donne; l'aria determinata degli uomini. Non un sorriso su quei volti. Un'amica, con cui visitavo la mostra, dice: "Proprio facce da disperati". Ma guardando bene, in fondo a quegli occhi scuri...anche azzurri ma scuri e con le pupile dilatate, non solo dal flash ma, forse, da un'emozione che oggi si cercherebbe nella droga o negli sport estremi... vedo una grande tenacia, determinazione, e soprattutto una cosa importante, quella che forse rende tale l'uomo: la speranza.

Uomo in senso lato, si capisce.